Marco Boato - attività politica e istituzionale | ||||||||||||||||
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Trento, 27 marzo 2006 È l’Enrico Toti di questa campagna elettorale. Deve girare in stampelle, a causa di una brutta caduta davanti a casa, il 3 febbraio, dopo la grande nevicata. Nonostante ciò, Marco Boato non si è fermato un attimo. «L’ho presa con filosofia, che dovevo fare?». Ogni mattina un mercato, a distribuire volantini: «Ho sempre fatto così, credo nel contatto con la gente. L’unica volta che ho avuto dei problemi è stato alla fiera di San Giuseppe». Quel giorno, 6 ore in piedi in piazza Duomo, in mezzo alla calca, con sua moglie Antje che ogni tanto lo ricaricava di depliant. «Alla sera mi sono ritrovato la gamba gonfia». Si è lacerato il tendine quadricipite “slipegando” sul ghiaccio a Povo. L’hanno operato a Villa Igea e ci tiene a spezzare una lancia per un ospedale spesso vituperato: «Con me sono stati bravissimi. E non è che abbia avuto un trattamento privilegiato: ho aspettato cinque giorni per l’operazione e mi hanno messo nella stanza da sei letti». Giunto all’ennesima campagna elettorale (l’ottava dal 1976, saltò solo quella del 1994, fatto fuori da Giorgio Tonini), complice il ritorno al proporzionale, il 61enne Boato deve farcela da solo, alla testa dei suoi Verdi: «E’ già successo una volta, nel ‘92 alla Camera, e fui eletto». I calcoli del servizio studi di Montecitorio gli attribuiscono un seggio - e lui è capolista - ma i Verdi si sono prefissi l’obiettivo massimo di un secondo eletto, Cristina Kury. «E una collega preparata e instancabile, lo meriterebbe». Non si risparmia, l’ex leader del Sessantotto. «Sono l’unico candidato trentino che va a fare campagna anche in Alto Adige». Il 15 marzo, all’Accademia Cusano di Bressanone, l’hanno accolto così: «Avevamo già avuto il presidente Ciampi, mancava solo lei». È uno dei volti più noti della politica regionale. Veneziano d’origine, a Trento è approdato nel 1963, a Sociologia. Non se ne è più andato, nonostante qualche breve parentesi a Padova (dove è ricercatore all’università) e l’impegno di parlamentare a Roma. Questa, se eletto, sarà la sesta legislatura. Formidabile, l’agendina nera del deputato di Marco Boato. Ci appunta tutto: date, orari, fatti, impressioni. L’8 marzo, ad esempio, alle 15, c’è stata la riunione in cui Boato ha quasi dovuto litigare per affermare il principio che Prodi sarebbe venuto per tutta la coalizione: «Margherita e Ds pensavano fosse una questione della li sta dell’Ulivo». Ricapitolando: il 18 marzo al traino di Prodi, da Merano alla Sala della cooperazione. Il 19 alla fiera di San Giuseppe. Il 20 pausa imposta dal medico. Il 21 mercato di Rovereto, il 22 quello di Riva più un giro per Arco con Iva Berasi, il 23 a Mori, dove per un’ora ha cercato di convincere una mamma e figlia berlusconiane a votare per il Sole che ride. Il 24 inaugurazione della mostra “Anime selvagge” al Teatro Sociale. Il 25 al mercato di Pergine e a Bolzano con l’europarlamentare verde Eva Lichtemberger. In serata di nuovo a Mori, ieri mattina a Villalagarina: «Sono i due Comuni più unionisti del Trentino - dice Boato - nel senso del più forte spirito di coalizione». Ogni giornata inizia alle 8.40, quando sua moglie lo scarica a Villa Igea, per la rieducazione: venti minuti di elettrostimolazione, da oggi ginnastica per recuperare la mobilità della gamba sinistra. Poi un team affiatato lo scarrozza in giro per la regione: Maurizio Migliorini, Pino Finocchiaro, Luciano Martinello, Guido Donati, Franz Franceschini. Aldo Keller è persino tornato dal Brasile, dove vive. Si è preso un mese di aspettativa per dargli una mano. «Il che conferma che la politica è anche amicizia, o almeno noi la intendiamo così». Clima ben diverso a livello nazionale. Boato ha scritto questo sms a un amico: «Situazione pessima. Berlusconi cerca la provocazione. Può anche succedere qualcosa di brutto. E’ una nuova strategia della tensione?».
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